I due nomi del Comune di Aosta
Sulla facciata del Municipio di Aosta, sotto il timpano, campeggia la dicitura Hôtel-de-Ville, scritta che si trova lassù fin dal 1842, data in cui fu portato a compimento il palazzo.(1)
Tale definizione distingue la sede municipale di Aosta da quella degli altri 73 comuni valdostani che riportano, invece, la dicitura valdostana di Maison Communale(2)
o, purtroppo alla francese, di Mairie.(3)
Hôtel-de-Ville
testimonia, dunque, il ruolo della città come capoluogo del territorio valdostano.
Quella scritta restò sul palazzo ininterrottamente per 86 anni, ma con l’arrivo del fascismo le cose mutarono. Il podestà di Aosta, il colonnello Giuseppe Cajo, nel maggio del 1928 fece sostituire la scritta in francese con quella italiana di Municipio facendo applicare delle nuove lettere in bronzo alte 40 centimetri.(4)
Decisione, quella del podestà, che doveva rispettare la politica fascista di italianizzazione della Valle d’Aosta...
Da Parigi il giornale degli immigrati valdostani affermava, per tale scelta, che il paraît que c’est pour se conformer au changement de la langue des enseignes aux rues et places, qu’on a adopté ce qualificatif italianisé de notre Municipe. A la vue de cette nouvelle dénomination, les étrangers surtout tout en reconnaissant nos sentiments d’italianité ne seront plus embarassés pour le choix d’un hôtel authentique.(5)
Infatti, e tanto per fare uno dei mille esempi, nel 1927 un viaggiatore aveva lamentato che all’uscita dalla stazione di Aosta attende un ampio viale alberato in cima al quale è uno spazio immenso: la “Place Charles Albert”. Oltre la piazza c’è il Palazzo Municipale, che si chiama, com’è detto, a grossi caratteri, sulla bella armoniosa facciata, “Hôtel de Ville”. Lì per lì si ha l’impressione di essere in Francia.(6)
Quando la guerra terminò, e con essa finalmente anche la dittatura, la nuova amministrazione democratica pensò di ripristinare la precedente dicitura francese.
L’antica iscrizione, rayée violemment
venti anni prima, tornò dunque al suo posto. Nel 1947, infatti, il Consiglio Comunale votò all’unanimità il suo ripristino,(7)
ciò tra i vivi consensi del pubblico
(...) e riparando così all’infausta imposizione del regime fascista.(8)
“Che fare della scritta in italiano?” Questo si chiesero gli amministratori di Aosta: Ebbene, perché non sorgano equivoci e malintesi siamo informati e possiamo precisare
- asseriva il giornale Lo Partisan
del 31 gennaio 1947 - che se pure non se ne è fatto menzione in Consiglio, anche la dicitura “Municipio” rimarrà sul Palazzo del Comune, e sarà dato mandato ai tecnici di trovarle una sistemazione che non rovini l’estetica architettonica della magnifica costruzione.
L’iscrizione italiana, come è ben visibile ancora oggi, fu piazzata sopra l’arco centrale dei portici, en utilisant les lettres en bronze d’auparavant.(9)
(1) Secondo La Vallée d’Aoste
del 26 maggio 1928 l’antica dicitura risaliva al 1836. Comunque sia, nell’estate di quell’anno fu organizzata la demolizione della vecchia sede municipale, all’epoca addossata ad est all’Hôtel-des-Etats. (2) La definizione maison communale è utilizzata anche in Belgio, nel Lussemburgo, nei Paesi Bassi e in Svizzera. (3) Dico “purtroppo” perché - per quanto la lingua francese mi appartenga quanto quella italiana, essendo valdostano - preferirei vedere campeggiare sulle facciate delle sedi dei Comuni valdostani la dicitura tradizionale locale di maison communale
e non di mairie, termine che invece appartiene alla nomenclatura amministrativa della Francia. (4) La Vallée d’Aoste, 26 maggio 1928. (5) La Vallée d’Aoste, 26 maggio 1928. (6) La Vallée d’Aoste, 12 febbraio 1927. (7) La Vallée d’Aoste, 15 febbraio 1947. (8) Lo Partisan, 31 gennaio 1947. (9) Lo Partisan, 31 gennaio 1947.