Alle origini della strada per Cogne
Scavando nel passato, le tracce della presenza di una “strada di Cogne” potrebbero anche rivelarsi antiche.
Non si può escludere, infatti, che a seguito della definitiva occupazione romana della Valle d’Aosta avvenuta alla fine del I secolo a.C., lungo la nervatura della valle di Cogne siano saliti degli esploratores. Indagine compiuta da questi ultimi e finalizzata a scopi militari e soprattutto legata alla costruzione del ponte-acquedotto (Pont-d’Aël) realizzato nel 3 a.C. e che permetteva di captare le acque del torrente Grand Eyvia per poi utilizzarle per la lavorazione del marmo estratto dalle cave sottostanti, ossia quelle poste tra Villeneuve e Aymavilles.
Poiché il punto di derivazione delle acque (il caput aquae) si trovava qualche chilometro più a monte del ponte- acquedotto, è ovvio che la vallata sia stata attentamente esaminata per capirne le potenzialità, i punti di forza e gli eventuali problemi che l’opera di canalizzazione doveva affrontare.
Fu così che dovette essere contestualmente tracciato e predisposto un qualche percorso di servizio necessario al controllo e alla manutenzione dell’intera struttura; itinerario che, però, doveva percorrere solo una minima parte, quella bassa, della vallata.
Al di là di queste poche ipotesi, seguono oltre mille anni di silenzio sulla zona dovuti ancora alla mancanza di documenti; quelli più antichi, infatti, risalgono solo al XII secolo. Caso vuole, però, che essi trattino - anche se in maniera indiretta - proprio dell’antico percorso.
A tale proposito, è necessario sapere che a quei tempi i nobili de Amavilla
- che avevano giurisdizione sulla gran parte della bassa valle di Cogne - vantavano il godimento dei diritti di marescalcia, una tassa relativa al transito di milizie; imposta che quei signori cedettero al vescovo di Aosta nel 1190, ma che i loro predecessori percepivano già in passato. Un tributo con cui gli abitanti garantivano quanto necessario (foraggi e biada) per sfamare le cavalcature delle milizie del feudo in ricognizione sul territorio.
Forse tale dazio fu poi trasformato in denaro; comunque sia in cambio la popolazione riceveva protezione in caso di pericolo.
A tale proposito, curioso potrebbe essere anche il toponimo di un villaggio oggi scomparso: Senayet, abitato posto a metà strada tra Aymavilles e Cogne. Cinagiet
- come riportato nei documenti - potrebbe, appunto, anche derivare dal termine cenagium
o cenaticum, ossia il medesimo tipo di rimborso di cui sopra o il rifornimento di viveri o provviste che era dovuto al nobile di passaggio.
Comunque sia, due anni dopo quel 1190, alcune di quelle terre degli Aymavilles venivano localizzate con precisione: a parte de lavaya; che andrebbe piuttosto letto come un refuso indicante, invece, a ponte de lavaya, ossia quello che oggi è chiamato “ponte di Laval”.
Quasi superfluo ribadire come l’esistenza di un percorso e di un ponte segnavano ufficialmente la presenza di un tracciato organizzato che solcava la valle.
Il raffreddamento climatico prodottosi proprio in quegli anni aveva, nel frattempo, indotto le persone attestate presso le zone più elevate a scendere a valle e a stabilirsi là dove si trovano ancora oggi i villaggi.
Tutto ciò comportò un utilizzo più diffuso del tracciato corrispondente, a grandi linee, a quello odierno; una strada che acquisì fin da subito una certa importanza, tanto da convincere nel 1239 il conte di Savoia a prendere sotto la sua protezione uno dei gangli più importanti del percorso: il ponte di Chevril.
Da allora alla strada attuale sono trascorsi otto secoli; periodo di mille e mille vicissitudini.
Un mondo...
Approfondimenti: Mauro Caniggia Nicolotti, La strada di Cogne. Cent'anni di corse, duemila di difficoltà, 2018.