Quando Aosta aveva due fusi orari
La questione, effettivamente, si rivelò “centrale”.
Era tale, poiché alla fine dell’Ottocento gli Stati europei avevano deciso di sincronizzare la loro ora pubblica con quella definita “centrale”.
L’ora fu chiamata così a causa della posizione del meridiano di riferimento; punto geografico, quest’ultimo, che per diverso tempo fu perfino oggetto di contesa tra Parigi, le Isole di Ferro (Canarie, Spagna) e Greenvich (Londra); “competizione” che comunque sia, alla fine, vide prevalere quest’ultima località.
L’Italia adottò tale orientamento orario - come già stabilito nel 1884 a Washington durante la Conferenza internazionale dei meridiani
- solo a partire dal 1° novembre 1893 (Regio decreto n. 490 del 10 agosto di quello stesso anno).
La Francia, che invece si era astenuta alla conferenza statunitense, adottò il meridiano di Greenwich solamente nel 1911. Il giornale valdostano occupatosi della questione, concludeva, infatti, come l’ora centrale fosse stata adottata da quasi tutti i Paesi europei, à l’exception de la France, qui pousse le patriottisme à rejeter tout ce qui vient de l’Allemagne.(1)
Comunque sia, in mezzo a tanto entusiasmo non c’era solo l’Esagono ad essere restio a quel tipo di cambiamento. Nella confinante Aosta, per esempio, svettava alto e davanti a tutti l’orologio del campanile della Cattedrale con il suo orario indietro di ben mezz’ora...
Finalmente, il 4 luglio 1897 anche in Cattedrale fu deciso di ovviare all’anacronismo e il congegno venne sincronizzato con l’orario ufficiale internazionale in vigore da tempo: c’est une mésure prise dans l’intérêt public, qui souvent se trouvait incommodé de cette différence d’heures, asseriva addirittura il giornale cattolico - e organo del vescovado valdostano - Le Duché d’Aoste.(2)
Quello del Duomo, a quanto sembra, era l’ultimo orologio rimasto a resistere - perlomeno in città... - considerato il fatto che il meccanismo della torre campanaria di Sant’Orso era già stato adeguato ai ritmi moderni da qualche anno. “Accadrà così” - veniva detto allora - “che finalmente i campanili suoneranno una volta per tutte all’unisono con gli orari ferroviari, con quelli postali e degli uffici pubblici: il ne sera donc plus question d’heure du pays ou de la cathédrale.
A tale proposito, la Chiesa madre valdostana si trovò anche costretta a modificare gli orari delle Sante Messe: da quel momento la celebrazione nel periodo estivo passò alle ore 8.30, la grand’messe
alle 10; mentre la Messa delle 11 scivolò alle 11.30 e i Vespri alle 16.
Tutto ciò richiama alla memoria il film Il ritorno di Don Camillo
(1953), pellicola in cui il sindaco comunista e il parroco si sfidarono in una strana competizione. Al centro di quest’ultima vi era da stabilire quale fosse stato l’orario più “giusto”: quello segnato dall’orologio della torre civica o quello del campanile?
Cosicché, il “gioco” era quello di spostare un po’ più avanti le lancette...o di inchiodare quelle dell'avversario:
- Don Camillo: Hai di nuovo messo avanti il tuo sporco orologio?!
- Peppone: Non vorrete mica che si resti in ritardo sulla reazione?
- Don Camillo: La torre segna l’ora solare, il sole non fa politica: il tuo orologio va avanti.
- Peppone: È l’orologio del popolo, se è in ritardo sul popolo tanto peggio per il sole e tutto il suo sistema!
- Don Camillo: Poh, Signore difendetemi, la Terra non gli basta più, vogliono rifare l’Universo.
Al termine di tutti quei diverbi - e a forza di "ritoccare" l'ora - le due torri improvvisamente tornarono a suonare all'unisono...
(1) ) Le Duché d’Aoste
del 7 luglio 1897 concludeva così l’articolo, poiché indicava Stettino (oggi in Polonia) la località au nord-est de Berlin, ville présumée occuper le “centre” de l’Europe. (2) Edizione del 7 luglio 1897.