Quando Arpuilles e Signayes volevano lasciare Aosta
Arpuilles e Signayes, come noto, sono due villaggi che appartengono al territorio del Comune di Aosta.
Li chiamo “villaggi, così come venivano definiti dai nostri vecchi, poiché non mi è mai piaciuto il termine “frazione” il cui concetto originario (anche se poi cambiato nel tempo) nacque in epoca napoleonica, quando alcuni comuni furono aboliti per diventare “frazioni” di un “comune denominativo” che li aggregava insieme... ma questa è un’altra storia.
Tolte di mezzo le questioni di lana caprina, capitò che i due territori - posti a nord della città ed adagiati sulla collina - un tal giorno avrebbero iniziato le procedure per staccarsi dalla municipalità di Aosta per comporre insieme un comune ex-novo.
La notizia di una possibile séparation
fu subito riportata dalla stampa locale.
Il primo a trattare la questione fu il giornale Jacques Bonhomme
che, nell’edizione del 7 febbraio 1902, svelò l’esistenza di una qualche agitation assez intense
tra gli abitanti di quelle zone.
La ragione dell’insofferenza, che avrebbe portato le due comunità a secedere da Aosta, avrebbe trovato causa nell’autorizzazione data dall’amministrazione ad un eccessivo - se non indiscriminato - taglio degli alberi nei boschi della collina; impoverimento che avrebbe arrecato un danno grave ai fabbisogni delle due comunità e che, secondo alcuni, stava già da qualche tempo impoverendo le fonti d’acqua delle località: “Si può, dunque, facilmente capire che - stanchi di vedere i loro interessi fondamentali sacrificati ai capricci di qualche amministratore cittadino - gli abitanti della zona vogliano separarsi da un comune che sta dilapidando il loro futuro”; così asseriva un giornale che non solo solidarizzava con quei villaggi, ma che informava anche che erano addirittura già state preparate le pratiche per il distacco.(1)
Il foglio L’Union valdôtaine,(2) con l’intento di indagare a fondo, prese contatto con gli uffici del Municipio e verificò, invece, che non v’era domanda alcuna depositata presso di loro.(3)
Insomma, anche allora alcuni giornali rappresentavano la cassa di risonanza delle parti politiche... Nel caso in questione, la vicina competizione elettorale comunale permise lo sfogo di tutta una serie di querelles
compresa quella di una possibile secessione dalla città di mezza collina di Aosta.
Il tutto, alla fine dei conti, sembrava dunque essere ridotto a bieche manovre elettorali... a gratter quelques votes.(4) Ragione per cui c’è da interrogarsi se non vi sia da ascrivere anche questa questione alla lotta tra i diversi schieramenti politici, dato che dopo le elezioni non si seppe più nulla di quei venti secessionisti.
Curioso, poi, come poco prima di quelle elezioni comunali e provinciali fissate il 13 luglio 1902, il foglio Le Mont-Blanc ebbe a dichiarare che “si prevede che la lotta sarà calda, ma che il buon senso” de nos campagnards Valdôtains “saprà prevalere e le pressioni e le preoccupazioni dei partiti non avranno alcuna influenza sulle loro coscienze.”(5)
(1) Le Mont-Blanc, 14 febbraio 1902. (2) ll giornale L’Union valdôtaine, di area liberale e progressista, era acerrimo antagonista del periodico Jacques Bonhomme
diretto da François Farinet (1854-1913); quest’ultimo, conservatore e anticlericale in gioventù, più tardi imbastì, invece, un orientamento filocattolico. Grande protagonista della politica valdostana assieme al fratello Alphonse (tutti e due ricoprirono la carica di deputato e furono sovente definiti i frères
oppure i jacques), François fu osteggiato anche dagli ambienti che gli erano vicini. (3) L’Union valdôtaine, 28 febbraio 1902. (4) L’Union valdôtaine, 6 luglio 1902. (5) Edizione del 27 giugno 1902.