Quando Aosta abolì il gâteau des Rois...Diciamocelo subito: si possono abolire le regole sbagliate o quelle ingiuste, giammai i dolci!
Eppure - contro i palati golosi e in dispetto alla democrazia della dolcezza - questo “crimine” si è perpetrato ad Aosta quando fu mandata nel dimenticatoio una prelibatezza della tradizione culinaria e dolciaria valdostana tipica dell’Epifania: il
gâteau des Rois.
Leccornia, quest’ultima, ancora oggi diffusa prevalentemente nel sud della Francia, ma le cui origini sembrano risalire alla tradizione romana. Anticamente, infatti, durante le feste religiose dei Saturnali (seconda metà di dicembre), veniva preparata una sorta di torta arricchita da fichi, miele e datteri e dentro la quale - secondo alcuni - sarebbe stata nascosta una fava o una moneta. Dopo la cottura, la torta veniva divisa tra tutti i commensali e chi trovava la “sorpresa” veniva nominato “re” della festa; ma questa parte della tradizione sembra, piuttosto, risalire al medioevo.
Al di là della sua origine, un dolce simile era di tradizione anche in Valle d’Aosta (forse giunto dalla vicina Savoia) dove un tempo riempiva di profumo le case, di gioia gli occhi, di acquolina le bocche e poi di bontà le pance... soprattutto i pancini... Ben presente, dunque, nella cucina locale tanto da essere definito
gâteau traditionnel, in occasione dell’Epifania del 1855 fu addirittura proposto agli aostani di comprarne e donarne ai poveri affinché anche questi potessero festeggiare la ricorrenza
durant cette saison rigoureuse.(1)
Per quale ragione allora, ad un dato momento, fu scelto di non fare più quel dolce? La decisione fu presa unilateralmente dai lavoratori delle panetterie di Aosta i quali nel 1904 deliberarono
Plus de gâteaux des Rois
durante l‘Epifania.(2)
La decisione - a loro modo di vedere - era motivata dal fatto che il loro lavoro, già duro di per sé, non avrebbe retto il ritmo che quei dolci richiedevano e che, inoltre, costituiva per loro
un
surcroit de travail nuisible à leur santé. Insomma, quei lavoratori minacciavano anche di ricorrere allo sciopero contro una
habitude qui est déjà partout abolie. I loro datori di lavoro si videro alle strette e per evitare il peggio non poterono che accettare quella decisione. Ma i cittadini non lo sopportarono affatto. Molti non ne vollero sapere di quel sopruso. Un “gruppo di clienti”, infatti, scrisse una lettera allo stesso giornale che aveva dato quella triste notizia. Protestarono vibratamente contro quella decisione arbitraria che sopprimeva in un attimo
une coutume légendaire
che portava gioia in tante famiglie e che per molti era diventata una sorta di
trait d’union
anche per riunire parenti ed amici. Da tempi antichi - asserivano quei cittadini arrabbiati -
les
gâteaux des Rois étaient en honneur; et les légendes les plus charmantes, les plus poétiques s’étaient groupées autour de la “fève”. (3) Frase, quest’ultima, che conferma come anche in Valle d’Aosta l’impiego della fava nell’impasto come effetto sorpresa era una tradizione.
Quel dolce - conclusero quelle persone - era la sola prelibatezza per un gran numero di famiglie. Così facendo, quelle meno agiate venivano colpite maggiormente rispetto a quelle ricche che, tutto sommato, potevano rivolgersi fuori Valle per i loro golosi acquisti della Befana.
La cosa finì così... per quanto il dolce non è mai del tutto scomparso dalla tradizione, poiché ancora oggi qualcuno lo prepara.
Allora rivolgo un appello ai pasticceri valdostani: perché non ricomporre un nuovo dolce della tradizione che, legato a questi aneddoti, potrebbe creare un dolce da “leggenda”? Ridoniamo vita alla Couronna di rèy
creando un nuovo-vecchio prodotto della tradizione non solamente riservato a noi valdostani, ma anche agli ospiti che raggiungono la nostra terra.
(1) Feuille d’Aoste, 4 gennaio 1855. (2) Le Mont-Blanc, 23 dicembre 1904. (3) Le Mont-Blanc, 30 dicembre 1904.