Cinque volte secolare...
Due incendi al tiglio di Sant’Orso
Secondo la tradizione, il tiglio detto “di Sant’Orso” (il nome scientifico della pianta è
Tilia Platyphyllos) sarebbe stato piantumato dopo il 1529; ciò che è certo è che fu messo a dimora per sostituire l’olmo precedente, schiantato forse in quell’anno e che, sempre seguendo la narrazione popolare, avrebbe vissuto quasi cinque secoli.(1) Non si può escludere che quest’ultimo - di cui esiste una rappresentazione artistica - morì magari anche a seguito delle conseguenze prodotte della terribile alluvione del Buthier che nel 1519 aveva devastato buona parte del borgo di Sant’Orso di Aosta.
Al di là di come sia andata realmente, nel tempo la longevità del tiglio fu oggetto di grande curiosità tra gli aostani. Il giornale
Le Duché d’Aoste
del 24 settembre 1902, per esempio, pubblicava una lettera con cui - al netto dei complimenti rivolti alle qualità della pianta - si chiedeva quanti anni essa avesse effettivamente:
elle a, dit-on, plus de 300 ans.
Volendo approfondire la cosa, qualcuno si rivolse ad un esperto. A tale proposito, fu richiesto un parere allo svizzero Henry-Louis Correvon (1854-1939), celebre naturalista, botanico e specialista dì flora alpina, nonché frequentatore della Valle d’Aosta; fu lui, per esempio, a dare il nome “Chanousia” al giardino alpino situato nei pressi del Piccolo San Bernardo. Correvon si occupò della faccenda e affermò che secondo lui l’albero doveva essere stato piantato all’incirca verso il 1580.(2)
Fu così, che in quegli anni si rafforzò sempre più non solo la volontà di salvaguardare l’albero, ma anche quella di valorizzarlo; nel 1913, per esempio, la
Société de la Flore Valdôtaine
propose al Comune di Aosta di far posizionare presso la pianta un cartello
pour en faire connaître le grand âge.(3)
Oggi come allora, la pianta colora un ambiente storico e artistico suggestivo. Un angolo, quasi bucolico, al centro dell'importante complesso religioso ursino; una immagine dei primi anni del Novecento lascia vedere come a quell'epoca la base della pianta fosse lambita dal ru
(canale) che scendeva da nord. L’acqua bagnava ad ovest la base del tronco e una ponteille
di attraversamento lo sfiorava, invece, a sud: il quadretto di un’Aosta che non c'è più...
Nel 1924, il tiglio fu dichiarato monumento nazionale.
Altra storia, invece...
Il 15 luglio 1951 a causa di un violento nubifragio un fulmine colpì uno dei suoi tre grandi rami lasciando, così, gli altri due in posizione quasi separata a causa del profondo incavo provocato dall’incidente.
Pochi mesi prima il tiglio aveva rischiato ben peggio. Le cronache raccontano, infatti, che il 6 febbraio - in occasione del martedì grasso - dei giovani avevano organizzato sulla piazzetta un “processo”: diedero fuoco ad una sorta di manichino, un pagliaccio riempito di carta. Un tizzone, però, era caduto per sbaglio alla base del tronco; e lo avrebbe divorato dalle fiamme se non fossero subito intervenuti in molti a buttarvi sopra secchi di acqua e di neve e, successivamente, anche i pompieri.(4)
Dal 1990, l’albero, è tutelato da una specifica legge regionale finalizzata alla salvaguardia di piante ultracentenarie. Uno degli ultimi rilievi ha registrato che l’esemplare raggiunge un’altezza di 17 metri e ha una circonferenza di 4,60 metri. Grazie alla nuova norma, per ogni esemplare protetto fu anche dato un valore simbolico - il tiglio di Sant’Orso veniva valutato in 26.000 euro -, cifra
qui représente le montant du remboursement éventuel accordé au propriétaire au cas où l’arbre subirait des dégâts.(5)
(1) J.-M. Henry, Histoire de la Vallée d’Aoste, p. 214. Secondo l’autore, l’olmo sarebbe stato piantato nel 1033. (2) Le Progrès, 29 settembre 1906. (3) Le Val d’Aoste, 17 gennaio 1913. (4) Il Monitore valdostano, 8 settembre 1951. (5) C. Létey, Les arbres monumentaux de la Vallée d’Aoste, p. 99 in Le Flambeau, n. 211, automne 2009.