La maestrina del Lago di Lod
Il 30 novembre 1912, la neve cadde in modo così bello, soffice e insistente che presto tutta la zona della bassa Valtournenche fu coperta da uno spesso strato di mezzo metro. Il paesaggio da favola, già incantevole grazie alla presenza del Lago di Lod (1.462 m), si stagliava tutto intorno come un preludio a un classico Natale, che il calendario indicava chiaramente essere molto prossimo.
Qu’il fait bon rester près du feu et voir les flocons tourbillonner dans l’air!
(“Era bello rimanere vicino al caminetto e osservare dalla finestra i fiocchi scendere!”).
Chi stava vivendo quelle sensazioni era una giovane maestra che era al contempo preoccupata di dover presto affrontare il vento gelido e percorsi difficili per raggiungere la scuola dove insegnava. Dunque, tutta quella poesia che la animava era smorzata dalla preoccupazione che le stringeva un po’ il cuore.
Il volto della maestrina di Lô (Trois-Villes di Antey-Saint-André) divenne, infatti, pensieroso mentre immaginava il percorso innevato che avrebbe dovuto percorrere a fatica il giorno dopo per recarsi ad Hérin.
Nonostante ciò, non avrebbe voluto mancare al suo dovere per niente al mondo.
Imaginez-vous sa surprise, soprattutto la sua profonda emozione. quando, verso le 14 di quella domenica, vide arrivare a casa sua due bimbetti ricoperti di neve fino quasi al collo, che, salutandola gentilmente, le dissero: Chère maîtresse, ne craignez rien: le chemin est fait. Vous pouvez venir demain; nous avons travaillé tous depuis ce matin!
(“Cara maestra, non abbiate paura: il sentiero è tracciato. Potete scendere domani; abbiamo lavorato tutti sin dal mattino!”
Felici e contenti, se ne tornarono a casa allegri come passerotti.
Il gesto fu toccante nella sua profonda semplicità e sincerità, che riconosceva in quei bambini dei bons enfants de ce village.
Più o meno con queste parole, un testimone (che così si firmava) volle lasciare una traccia tra le cronache di quel fatto non così comune e scontato. La testimonianza fu raccolta e pubblicata dal giornale Le Duché d’Aoste
il 18 dicembre 1912.
Oggi. Il villaggio di Hérin possiede un fascino tutto particolare, avvolto in una tranquilla aura di ruralità che lo rende affascinante agli occhi di chiunque lo visiti. Le sue case, poste a 1.350 metri di altitudine e recentemente restaurate con cura, raccontano storie antiche di una vita semplice ma autentica.
Questo luogo, per lungo tempo, è rimasto al riparo dalla frenesia del progresso. È interessante notare come solo nel 1948(1)
abbia finalmente ricevuto l’energia elettrica, mentre una strada moderna è stata costruita solo nel 1991. Prima di queste innovazioni, l’unico modo per raggiungere il villaggio era attraverso il vecchio sentiero che serpeggia tra Antey-Saint-André e La Magdeleine, un tempo spesso criticato per alcuni suoi punti critici che non avevano risparmiato qualche incidente.(2)
Montagne valdostane, tra passato e presente...
(1) La Vallée d’Aoste, 30 ottobre 1948. (2) Pourquoi ne songe-t-on pas a améliorer un chemin si dangereux et si étroit, où Ies montures ne peuvent pas presque pas se rencontrer, sans s’exposer au danger de tomber dans le précipice?
Le Duché d’Aoste, 18 dicembre 1907.