Problemi di pubblicità turistica di 122 anni fa...
La Valle d’Aosta abbandonata in un baule
In passato, il potenziale minerario della Valle d’Aosta non era certo sconosciuto; così come non era un segreto il fatto che lo sfruttamento delle miniere fosse sottodimensionato e male organizzato; ... e se qualcuno avesse avuto ancora dei dubbi in merito a quest'ultimo punto - nascondendosi un po' dietro al
Tutto va ben, Madama la Marchesa
-, forse si sarebbe finalmente ricreduto in occasione della
Esposizione generale italiana
organizzata nel 1898 a Torino. In quella manifestazione, infatti, lo stand valdostano fu da qualcuno definito al di sotto delle potenzialità e delle aspettative, mal organizzato e poco allettante; almeno così si esprimeva il giornale
Jacques Bonhomme
che si faceva portavoce della questione.(1)
Innanzitutto, sempre a dire del foglio, molti ambiti di quell'angolo di Valle d'Aosta sembravano essere stati organizzati in maniera frettolosa. Il punto nero massimo sembrava essere principalmente rappresentato dalla poca visibilità della Fontina. Oltre a ciò, non parevano andare meglio neppure altri settori quali la
tannerie, i tessuti, l’utensileria, l’enogastronomia (eccetto gli alcolici, però, che davano l'impressione di aver ottenuto una visibilità migliore). Tanto per fare un esempio sulla disorganizzazione d'insieme, si rilevava come i vasetti di miele non presentassero alcuna eleganza:
recouverts d’étiquettes vulgaires sur lesquelles le miel a coulé, attachant la poussière, paraissent plus faits pour exciter le dégoût que l’appetit; questo, almeno, era il triste scenario descritto dal periodico.
Ma torniamo alla questione mineraria con la quale abbiamo esordito, ... poiché l’altro grande aspetto disastroso segnalato era proprio quello concernente tale settore strategico.
I campioni di minerale esposti si trovavano addirittura confinati in un angolino. Erano depositati in maniera disordinata, caotica, all’interno di una piccola cassa: un tesoretto composto da pezzi di calce provenienti da Arnad, di ferro da Cogne, di ardesia da Morgex e di manganesio e di pirite da Saint-Marcel. A tutto ciò si aggiungeva un classificatore di proprietà del Club Alpino Italiano, in parte vuoto ed in parte
mal classifié,
"ecco come vengono rappresentate all'Esposizione le nostre ricchezze minerarie". Jacques Bonhomme
concludeva i suoi ragionamenti sostenendo che, se la cosa fosse stata organizzata meglio, il settore minerario avrebbe rappresentato uno dei temi più interessanti dell’Esposizione torinese.
Ma il foglio non si arrestava solo a quelle riflessioni. Irrideva, infatti, l’ingenuità di qualcuno - la bonne âme
- il quale credeva che la causa di un certo interesse formatosi all'estero per l’acquisto delle miniere di Cogne fosse stato indotta proprio da quel campionario di minerali così mal assortito.
In realtà, il desiderio di investire sulle ricchezze minerarie poste ai piedi del Gran Paradiso era maturato qualche tempo prima; ed effettivamente sembra strano potesse essere stato invogliato o causato dalle condizioni di quella sorta di "angolo minerario" poco allettante in quel di Torino.
(1) Jacques Bonhomme, edizioni del 6, 13, 20 e 27 ottobre e 3 e 17 dicembre 1898.