Alle origini della Fëta dou barò
di Cogne
In occasione del carnevale del 1903, la gioventù di Cogne, desiderosa come sempre di ballare e divertirsi, inviò un carrettiere ad Aymavilles per acquistare quattro barili di vino, poiché a Cogne, situata ad un’altitudine priva di vigneti, non è possibile produrlo.
Il trasportatore, una volta terminato l’acquisto, intraprese il viaggio di ritorno con il suo prezioso carico, godendosi la fresca giornata e concedendosi qualche sorso di troppo di vino lungo il percorso. Mais le chemin de Cogne, surtout en hiver, a toujours été funeste aux charretiers qui sacrifient à Bacchus!(1)
così si espresse un giornale dell’epoca;(2)
un modo elegante per sottolineare quanto la strada, già difficile di per sé, dovesse essere affrontata con sobrietà e cautela.
In quei giorni, poi, il paesaggio era dominato dal ghiaccio e dalla neve, rendendo il tragitto ancora più arduo e pericoloso.
Ma i giovani di Cogne, colmi di entusiasmo e felicità all’idea delle prossime serate di festa, non potevano più attendere che il carrettiere arrivasse in paese. Decisero così di andargli incontro lungo la strada munie d’un accordéon dont les accords faisaient trémousser ces jambes alertes, pleines de fourmillements. Ma, marche que te marche
sempre più giù per il ripido sentieraccio di Cogne, l’ansia dei ragazzi cresceva ad ogni passo.
E quando raggiunsero il villaggio di Vieyes, si trovarono di fronte ad uno spettacolo inatteso e spaventoso: nel burrone sottostante, a circa cento metri sotto di loro, giacevano il mulo, il carretto e i barili, precipitati in fondo al dirupo.
La povera bestia era morta, il mezzo di trasporto si era fracassato en mille morceaux
e il vino aveva macchiato di rosso la neve immacolata. Il conducente, confuso e sconvolto, era invece seduto ai bordi della strada, incapace di credere alla catastrofe appena subita; a pensarci bene, solo due giorni prima gli avevano offerto seicento lire per il mulo!
L’episodio descritto, tratto da un giornale dell’epoca, potrebbe essere stato il germe di una tradizione ancora oggi viva e sentita nella valle di Cogne: la Fëta dou barò, ossia la “Festa del barile”, le cui origini si pensava risalissero alla fine dell’Ottocento. Questa celebrazione rappresenta un momento di passaggio all’età adulta per i giovani coscritti della valle.
Da notare, inoltre, che a Cogne un tempo era consuetudine che i parenti e gli amici dei giovani coscritti accompagnassero i ragazzi per un breve tratto di strada, giusto il tempo di un ennesimo saluto prima che leurs braves qui se rendaient au district militaire
abbandonassero la vallata.
Al netto di queste diverse vicende, si potrebbe sostenere che a partire dal 1904 nacque la tradizione di accogliere il vino a Epinel. Ancora oggi, nel villaggio, il barilotto (della capienza di 50 litri) viene portato a spalla solo dai giovani del paese che compiono un tratto della piazza.
Successivamente, il barile viene trasportato in corteo dai giovani fino a Cogne su un carretto trainato da un mulo. Dopo una meritata tappa a Crétaz, con tanto di spuntino, i festeggiamenti continuano nel capoluogo con balli e divertimento, durante i quali tutti i giovani coscritti della comunità dimostrano le loro abilità trasportando su una spalla il pesante barile.
Quest’ultimo non deve cadere, altrimenti non porta fortuna alla classe di quell’anno... oltre al danno, forse a ricordo di quell’incidente del 1903. Chissà!
(1) “Ma la strada di Cogne, soprattutto in inverno, è sempre stato funesta ai carrettieri che si sacrificano a Bacco!”. (2) Articolo firmato X. X, Le Mont-Blanc, 13 marzo 1903.