Una lontana “parente” della Cogne
La fabbrica di Aosta... scomparsa
Le cronache del 1911 informano di una possibilità di sviluppo per la città di Aosta che non fu colta.
L’industriale torinese Ettore Sobrero, infatti, era alla ricerca di un sito propizio alla costruzione di una fabbrica di filati, di un calzificio. A tale proposito, l’uomo aveva girato in lungo ed in largo il Piemonte alla ricerca di una località a lui congeniale.
Fu attirato anche dalla città di Aosta poiché, per quanto lontana dalle grandi vie di traffico, gli fu offerta la possibilità di godere gratuitamente di energia elettrica per il primo anno di attività e a prezzi favorevoli per quelli successivi.
L’idea di Sobrero era quella di occupare, lungo l
’avenue du Bourg à la gare
(probabilmente l’attuale via Ollietti), uno spazio di oltre 2.000 metri quadrati. Là avrebbe costruito la sua fabbrica e assunto un
minimum
di 200 operai, 5/6 dei quali donne.(1)
La notizia suscitò in Aosta une véritable émotion: secondo alcuni sarebbe finalmente diminuito il numero dei giovani costretti ad emigrare in cerca di lavoro; furono persino raccolte 500 firme per sostenere il progetto.
Ma le cose non andarono per il verso sperato e il progetto naufragò.
La triste notizia fu data dal giornale
Le Mont-Blanc
del 28 aprile 1911, che la annidò tra le sue pagine e che la titolò così:
Fabrique... en fumée. Il foglio non lasciava speranza alcuna...
Dai fatti emergeva che l’industriale - inizialmente molto determinato - a été refroidi
da alcune persone locali che gli avevano messo in testa falsi problemi. In primis
che formare i lavoratori fin da principio sarebbe stata una impresa difficile e onerosa e, dunque, sarebbe stato preferibile trovare maestranze già esperte da fuori Valle. In secondo luogo, veniva sostenuto che una metà degli operai doveva essere cercata - non si sa bene il perché - nel circondario della città, fatto che avrebbe richiesto ai lavoratori tempi lunghi per i loro spostamenti. Infine, che sarebbe stato difficile trovare delle operaie valdostane perchè col beneficio che hanno di parlare tante lingue emigrano all’estero e sono pure ricercate in Italia
e che fuori Valle esse avrebbero guadagnato di più, anche 1,50 lire al giorno.
Il giornale che pubblicava tali considerazioni le catalogava come falsi problemi e asseriva che le ragazze erano costrette ad emigrare proprio per la mancanza di lavoro e non per altro: guadagnare 1,25 lire al giorno, come prospettato dall'azienda che si sarebbe formata in Aosta, le avrebbe invece fatte rimanere in Valle, a casa loro.(2) Ma a nulla valsero le rimostranze e coloro che nell'ombra avversarono il tutto ebbero la meglio e la fabbrica, come anticipato, si arenò lì. Quali "oscuri" interessi valdostani bloccarono l'affaire
non è chiaro...
Sobrero - che aveva già un altro stabilimento presso Gassino Torinese (Torino) - nel 1916 finì poi per costruire il suo calzificio a Casale Monferrato (Alessandria) e assicurò il lavoro ad oltre un centinaio di operaie.
L'anno dopo, su proposta del Ministro della Pubblica Istruzione, il suo agire imprenditoriale gli valse la nomina a Cavaliere della Corona d’Italia.(3)
(1) Le Mont-Blanc, 17 febbraio 1911. (2) Le Mont-Blanc, 28 aprile 1911. (3) Il Monferrato, 6 maggio 1917.