Una scintilla trascurata fa un fuoco possente.
(Robert Herrick)
Il gigantesco pioppo di Pré-Saint-Didier
Era il 13 maggio 1927, quando il giornale
Le Mont-Blanc
diede la notizia della scomparsa di un monumento della natura:
Un géant abattu.., titolava.
Si trattava del bellissimo pioppo di Pré-Saint-Didier che, da più di un secolo, s’innalzava presso un angolo di piazza Vittorio Emanuele II. La pianta si trovava precisamente tra la chiesa, l’Hôtel de l’Univers e la fontana; il giornale sottolineava come si trattasse del
plus gros des nombreux confrères qui ornent et ombragent les allées et les promenades de la bourgade.
L’albero era sofferente, cosicché qualcuno ne aveva proposto l’abbattimento già da qualche tempo. La pianta, infatti, presentava vermi e grandi fori alla base del tronco; in più offriva rifugio a numerosi insetti che la consumavano sempre più. Insomma,
miné par le temps, il pioppo lasciava immaginare una catastrofe imminente: si diceva, per esempio, che un uragano avrebbe potuto causargli gravi danni, minacciando conseguentemente anche la sicurezza pubblica.
Ma une malveillance
“sembrò” precipitare gli eventi.
Già...
Il 21 marzo di quel 1927, infatti, la primavera sfiorò solo il povero pioppo, dacché un incendio lo devastò. Le Mont-Blanc, riteneva che l’accaduto “fosse stato causato, forse, da un fumatore di passaggio che distrattamente avrebbe gettato il suo fiammifero in uno dei buchi dell’albero pieno di fogliame”;
... a volte il destino...
L’albero, comunque siano andate le cose, s’infiammò verso il cielo.
Furono vane le opere di spegnimento organizzate. Al podestà Fabien Grange non restò che una immediata decisione: farlo abbattere.
Non fu certo un’operazione facile quella, considerando il luogo in cui era cresciuto il pioppo e, soprattutto, le sue notevoli dimensioni: 6 metri di circonferenza alla base e oltre 40 metri di altezza.
In meno di due giorni, una ventina di uomini fecero tutto il lavoro necessario per risolvere l’incidente. Tagliarono l’albero pezzo a pezzo senza arrecare danno alcuno; risolvendo anche la delicata situazione dei cavi del telegrafo che lo toccavano.
Il giornale fece i complimenti a quella squadra; soprattutto a Siméon Jorioz, Didier Barmaz e Ange Brunod.
Moriva, dunque, il decano dei pioppi. II a passé comme tout passe. Il a été pour plus d’un siècle le muet témoin de tant d’épisodes de la vie de milliers d’êtres humains qui l’ont environné: prières et chants d’église; amusements et péripéties d’hôtels; commérages de blanchisseuses, conférences des jeunes gens, jeux d’enfants, cinematographies des passants, il emporte avec lui tous les secrets.
Per La Revue diocésaine
che - il 1° giugno - riassunse anch’essa la vicenda, il géant aurait résisté encore
se non si fosse prodotto quell’incidente.
Già...