In Italia c’è una tendenza radicata a dimenticare alcune date fondamentali della Storia patria: succede per l’Unità d’Italia
(17 marzo 1861) o per la proclamazione della Repubblica
(2 giugno 1946). Spesso questa data è stata celebrata come festa delle Forze armate, tralasciando il suo significato come momento epocale per lo Stato italiano e per il diritto di voto alle donne.
In Valle d’Aosta l’atteggiamento non è molto diverso.
Sebbene si celebri giustamente lo Statuto Speciale del 26 febbraio 1948, con tanto di nomina di chevaliers de l’autonomie
e di amis de la Vallée d’Aoste, spesso si trascurano altri momenti altrettanto significativi del nostro passato.
Premettendo che non si intende sminuire il doveroso ricordo della concessione dell’autonomia moderna - che è e resta un valore politico imprescindibile - il 26 febbraio ci ricorda semplicemente che la Repubblica Italiana ha riconosciuto alla Valle d’Aosta la possibilità di avere una propria specialità amministrativa; un regime che per questa terra certo non rappresentava una novità, né tanto meno una sorta di "privilegio" concesso senza valide ragioni, come qualcuno potrebbe pensare. Quante volte, infatti, si sente dire da alcuni commentatori che l’autonomia è giustificata unicamente dal fatto che la Valle confina con la Francia o per altre sciocchezze simili.
Il particolarismo amministrativo valdostano è invece il risultato diretto di un lungo percorso di autogoverno locale che affonda le radici nel Medioevo.
Quale data (o date) non dimenticare, dunque?
Certamente vanno ricordati l’Autonomia e lo Statuto Speciale del 26 febbraio 1948, ma non dobbiamo trascurare il 29 febbraio: una data che ci ricorda il momento nel 1536 in cui la Valle d’Aosta, prima amministrazione (la Francia seguì solo 3 anni dopo), adottò il francese come lingua ufficiale negli atti pubblici, abbandonando il latino.
Il successivo 7 marzo
(sempre del 1536, dunque), essendo la Vallée una delle rare terre sabaude non invase dai francesi nella lotta contro l’imperatore, si trasformò in uno Stato praticamente indipendente guidato dal Conseil des Commis
(una sorta di Giunta di Stato).
I valdostani, infatti, decisero autonomamente di rimanere fedeli ai Savoia, sebbene questi mantenessero solo nominalmente il loro dominio sulla regione.
Il Ducato di Aosta, fino alla pace di Cateau-Cambrésis del 1559, godette di una libertà di autogoverno senza precedenti. Batteva moneta, organizzava un esercito e si dotava di norme proprie. Contestualmente, si dichiarò “Paese neutrale” e stipulò trattati con le grandi potenze dell’epoca.
Non ricordare adeguatamente questi eventi significherebbe gradualmente perdere il legame con l’âme, l'esprit du Pays. Questa sensibilità, già presente nei secoli precedenti e culminata nel 1536, ha stimolato negli abitanti della Valle d’Aosta la ricerca e la difesa di una propria forma di autogoverno.
Si potrebbe quindi considerare la celebrazione di una sorta di festa nazionale della Valle d’Aosta
che commemori diversi avvenimenti storici che, sebbene si siano verificati in epoche diverse, sono curiosamente concentrati in un arco temporale di dieci giorni.
Festeggiamo, quindi, quelle giornate che, all’inizio della primavera astronomica, sono state la primavera del nostro passato
e, allo stesso tempo, la primavera del nostro futuro. Questi sono i preludi dell’autogoverno, dell’autodeterminazione che abbiamo difeso e perseguito attraverso i secoli e che rimane ancora l’unica strada da seguire per il nostro avvenire.
RAPPEL: piccolo calendario degli eventi:
- 26 febbraio 1948, concessione dello Statuto Speciale e istituzione Regione Autonoma
- 29 febbraio 1536, l’Assemblea degli Stati Generali decide il futuro della Valle d’Aosta
- 29 febbraio 1536, impiego del francese negli atti pubblici
- 1° marzo 1538, primo trattato di neutralità con la Francia
- 3 marzo 1947, il Consiglio Valle approva all’unanimità un proprio progetto di Statuto
- 7 marzo 1536, istituzione del Conseil des Commis
Immagine di copertina:: Carta militare del Ducato di Aosta realizzata da Mauro Caniggia Nicolotti.