Non dimentichiamo il nostro passato e i nostri toponimi, che quel passato raccontano...
Prato - e non Prati - di Sant’Orso
Nella Valle di Cogne esiste un toponimo annoverabile tra i più antichi della zona. Si tratta del nome
Prato di Sant’Orso/Pré-de-Saint-Ours, appellativo che qualifica la vasta prateria che costeggia
Veulla, ossia Cogne, l’abitato capoluogo del Comune.
La prima attestazione di un nome per quella piana risale al 1202 ed è legato alla presenza di un
campum de la villa, ossia del campo o prato di “Villa” (cioè di Veulla, Cogne appunto).
Si trattava certamente di una porzione della vasta prateria che in quegli anni non era evidentemente ancora dedicata a sant’Orso.
Nel 1246, però, le cose erano già mutate. Un documento(1) censiva, infatti, una proprietà - probabilmente se non la medesima, certamente una terra posta nelle immediate vicinanze del
campum
citato quarant’anni prima - che giaceva
in prato sancti Ursi. La costruzione della nuova chiesa (1202) dedicata a sant’Orso aveva chiaramente influenzato la toponimia del luogo. Il passaggio fu scontato: da “
prato di Veulla” a “
prato di Sant’Orso”.
Secondo la tradizione tale nome sarebbe da attribuire al santo, Orso, che nell’alto medioevo avrebbe liberato la prateria la quale, a detta del racconto popolare, all’epoca sarebbe stata una foresta infestata da animali feroci. In realtà, il grande prato doveva presentarsi come una vasta zona alluvionale ferita dai tanti corsi d’acqua circostanti che in epoche remote l’avevano inondata; ancora oggi sotto il manto erboso ondulato sono ben intuibili gli antichi depositi detritici.
Successivamente, grazie al lavoro di bonifica e di sfruttamento, la prateria diventò presto il cosiddetto “granaio” di Cogne. Per proteggerne e organizzarne il corretto attraversamento, nel 1272 il vescovo autorizzò gli abitanti di Cogne a realizzare una strada di attraversamento, arteria che fu portata a termine qualche tempo dopo.
In tanti oggi, però, riconoscono quell’area con il nome di
Prati di Sant’Orso, al purale; ma si tratta della trasformazione del suo vero nome. La forma al plurale è piuttosto recente(2) e vorrebbe sottolineare la parcellizzazione di proprietà in cui è suddivisa la vasta prateria. Come detto, la più antica forma - utilizzata fin dalle origini - è sempre stata quella di “
Prato”... ed anche centinaia di anni fa esso si presentava come un mosaico di proprietà. I secoli, infatti, ci hanno consegnato la nomenclatura di tanti toponimi o microtoponimi posti all’interno della prateria; erano specificati fin dal Medioevo e sottolineavano ad ogni passaggio sempre e solo l’unicità del vasto spazio erboso:
una pecia prati que iacet in prato sancti Ursi... o, per esempio,
una pecia prati que iacet in prato sancti Ursi, in loco qui dicitur Pondeleys... ecc, ecc. Perfino la parte alta della prateria, quella in direzione Valnontey, è definita in patois
Son-le-Prò, cioè “Sopra (o in cima) il Prato”...
Salvaguardiamo, dunque, il nome antichissimo di un luogo che continua ad essere una enorme fonte di ricchezza - e di bellezza - per Cogne.
Non dimentichiamo il nostro passato e i nostri toponimi, che quel passato raccontano...
(1) J.-A. Duc, Esquisses historiques des évêques d’Aoste, II, p. 495. (2) La forma singolare (sia in latino, sia, in francese, sia in italiano) è presente negli antichi manoscritti di cronaca locale, nei documenti del passato e nei volumi storici pubblicati tra Ottocento e Novecento. Meno presente è la formula al plurale; essa è riscontrabile in diverse pubblicazioni edite quasi esclusivamente fuori dalla Valle d’Aosta, soprattutto nel periodo posto tra le due grandi guerre.