1948? L’idea valdostana di zona franca è del 1913!
In Valle d’Aosta l’argomento zona franca può essere paragonato a quello del Santo Graal raccontato nella saga arturiana. Come il calice di cui in tanti andarono alla ricerca, ogni tanto la zona franca salta fuori e se ne parla; soprattutto durante le elezioni, quando in diversi cercano di smuovere le ragnatele della storia che imprigionano la “reliquia del tesoro” dell’autonomia valdostana.
Capita, così, che spesso si discute di tale istituto previsto dall’articolo 14 dello Statuto Speciale del 1948, documento che è legge di rango costituzionale della Repubblica italiana.
La zona franca, però, è un istituto che andava attuato, definito e regolamentato fin da subito, invece che - nelle more delle trattative con lo Stato che non si sa mai bene quanto siano realmente avvenute in maniera efficace e determinata - barattarlo con esenzioni fiscali su alcuni beni contingentati (benzina, zucchero,...); peraltro prerogative durate alcune decine di anni fino a essere spazzate via dall’inderogabilità dei principi europei (almeno questa fu la “causa di morte ufficiale” decretata dall’autopsia politica...).
L’istituzione di una reale zona franca oggi appare un progetto difficile da portare avanti. Le leggi di mercato, un governo italiano sicuramente sordo in tal senso e una Unione Europea lontana infiniti anni luce da tali argomenti, ostacolerebbero fin da subito qualsiasi iter, anche solo di avvio.
Tuttavia oggi esistono altre possibilità; per esempio richiedere allo Stato l’istituzione di zone franche d’impresa o di montagna, grazie alle quali dar un diverso impulso all’imprenditoria valdostana (certamente penalizzata da condizioni geomorfologiche meno favorevoli rispetto ad altri territori della penisola o europei) e dare impulso ai nostri villaggi di montagna; ma non è questo l’argomento che intendo approfondire qui e ora.
Mi interessa, piuttosto, la genesi, l’origine dell’idea.
La concezione di zona franca
in Valle d’Aosta non risalirebbe alla fine della Seconda guerra mondiale come usualmente si tende a pensare,(1) bensì al 1913.
In quell’anno un gruppo di elettori chiese l’istituzione di tale prerogativa scrivendo una lettera aperta al deputato del Collegio di Aosta, l’onorevole Giorgio Rattone (1857-1929).(2) La ragione era chiara e gli scriventi la declinarono molto bene.
A loro dire l’estrema povertà della Valle spingeva molti cittadini verso la piaga del contrabbando per poter mantenere le proprie famiglie. Or, la tentation est trop forte
“per noi Valdostani, fiancheggiati da due frontiere oltre le quali i nostri vicini godono di prezzi più bassi per alcuni prodotti fondamentali come il sale, lo zucchero, il cioccolato, i fiammiferi, il petrolio, ecc...”; provviste che ai valdostani, invece, costavano il doppio.
“Perché non fate una mozione alla Camera per far sì che la nostra Valle sia considerata zona franca, cosicché noi potremmo introdurre, senza dogana, tali prodotti di prima necessità? Ciò allevierebbe molto il bilancio delle famiglie degli operai ed eviterebbe quelle brutte storie di contrabbando assolutamente inevitabili nella nostra regione eccezionale per la sua posizione geografica.”
La risposta non si fece attendere molto. Per una
zone neutre
il parlamentare Rattone dichiarò che avrebbe studiata la questione per sottometterla all’Autorità competente.(3)
Ma nulla si fece in una Italia alle porte della Prima guerra mondiale...
(1) La zona franca, infatti, è già inserita nei decreti luogotenenziali del 7 settembre 1945. (2) Le Mont-Blanc, 22 agosto 1913. (3) Le Mont-Blanc, 26 settembre 1913.